Soia e fattori antinutrizionali

Soia integrale cruda

L’utilizzo della soia integrale cruda nella dieta delle vacche da latte può causare diversi limiti metabolici e fisiologici, principalmente a causa della presenza di fattori antinutrizionali e della difficoltà di digestione. Ecco i principali problemi:

1. Fattori antinutrizionali

  • Inibitori della tripsina: La soia cruda contiene inibitori della proteasi (come l’inibitore della tripsina), che interferiscono con la digestione delle proteine. Questi inibitori riducono l’attività degli enzimi pancreatici, compromettendo l’assorbimento degli amminoacidi e portando a una ridotta efficienza proteica.
  • Lectinine: Le lectinine sono proteine che possono legarsi alla parete intestinale, interferendo con l’assorbimento dei nutrienti e causando potenziali danni alla mucosa intestinale.
  • Fitati: I fitati presenti nella soia cruda possono chelare minerali come calcio, zinco e ferro, riducendone la disponibilità per l’assorbimento.

2. Difficoltà di digestione

  • La soia cruda ha una struttura proteica complessa e una parete cellulare resistente, che la rende difficile da digerire per i ruminanti. Questo può portare a una ridotta disponibilità di energia e proteine, con conseguente calo della produzione di latte e della qualità del latte stesso.

3. Squilibri metabolici

  • L’uso di soia cruda può alterare il rapporto tra proteine e energia nella dieta, portando a squilibri metabolici. Ad esempio, un eccesso di proteine non digeribili può aumentare il carico di azoto sul fegato, con conseguente aumento della produzione di urea e stress metabolico.
  • La ridotta disponibilità di energia può portare a chetosi o altre patologie metaboliche, specialmente in vacche ad alta produzione.

4. Effetti sulla fermentazione ruminale

  • La soia cruda può influenzare negativamente l’ambiente ruminale, alterando la popolazione microbica e riducendo l’efficienza della fermentazione. Questo può portare a una ridotta digestione della fibra e a una minore produzione di acidi grassi volatili, che sono una fonte energetica cruciale per le vacche da latte.

5. Riduzione dell’appetito

  • La presenza di fattori antinutrizionali e la difficoltà di digestione possono ridurre l’appetito delle vacche, portando a un minore consumo di sostanza secca e a un ulteriore calo della produzione di latte.

Soluzioni

Per evitare questi problemi, la soia viene solitamente sottoposta a trattamenti termici (come la tostatura o l’estrusione) prima di essere inclusa nella dieta delle vacche da latte. Questi trattamenti inattivano i fattori antinutrizionali e migliorano la digeribilità delle proteine e dei grassi presenti nella soia.

La soia contiene diversi fattori antinutrizionali che possono influenzare negativamente la vacca da latte se non vengono adeguatamente trattati. Ecco i principali:

  1. Inibitori della tripsina

    • Bloccano l’azione della tripsina e della chimotripsina, due enzimi pancreatici fondamentali per la digestione delle proteine.

    • Conseguenza: riduzione della digeribilità delle proteine e possibile ipertrofia pancreatica per aumento della secrezione enzimatica compensatoria.

    • Soluzione: il trattamento termico (tostatura o estrusione) inattiva questi inibitori.

  2. Lectine (concanavalina A)

    • Glicoproteine che possono legarsi agli enterociti della mucosa intestinale, alterando l’assorbimento dei nutrienti e causando infiammazione intestinale.

    • Conseguenza: ridotta efficienza digestiva e possibili fenomeni diarroici.

    • Soluzione: disattivate con il calore.

  3. Glicinina e beta-conglicinina

    • Sono proteine allergeniche che possono scatenare risposte infiammatorie nel tratto digestivo.

    • Conseguenza: riduzione dell’ingestione e della digestione delle proteine.

    • Soluzione: il trattamento termico ne riduce l’impatto.

  4. Saponine

    • Composti che possono ridurre la permeabilità intestinale e provocare schiumosità nel rumine, aumentando il rischio di meteorismo schiumoso.

    • Conseguenza: disturbi ruminali e ridotta efficienza digestiva.

    • Soluzione: livelli moderati non dannosi, ma il trattamento con calore o estrazione aiuta a ridurne l’effetto.

  5. Fitoestrogeni (isoflavoni)

    • Composti con attività estrogenica che possono interferire con la riproduzione e il metabolismo ormonale.

    • Conseguenza: possibili alterazioni della fertilità e cicli estrali irregolari se consumati in eccesso.

    • Soluzione: il trattamento termico non li elimina, quindi è importante bilanciare la quantità di soia nella dieta.

  6. Ureasi (enzima responsabile dell’ureasi)Se la soia ha un’alta attività ureasica, può accelerare la degradazione dell’urea nel rumine, causando accumulo di ammoniaca e possibile tossicità.Conseguenza: rischio di alcalosi ruminale e ridotta efficienza proteica.Soluzione: monitorare il valore di ureasi e trattare termicamente la soia per stabilizzarlo sotto 0,2 mg N/g/min.

  7. Conclusione

La soia è un ottimo ingrediente nella razione delle vacche da latte, ma deve essere adeguatamente trattata (tostatura, estrusione o trattamento chimico) per ridurre al minimo i fattori antinutrizionali e migliorare la disponibilità delle proteine, soprattutto la quota bypass (PDIA).

In sintesi, l’uso di soia integrale cruda nella dieta delle vacche da latte è sconsigliato a causa dei suoi effetti negativi sul metabolismo, sulla digestione e sulla salute generale degli animali.

P.Mauro 348 355 99 38

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