Le forme respiratorie dal vitello alla vacca

passando per lo stress termico.

Le problematiche respiratorie nei vitelli, dalla nascita fino ai cinque mesi, sono il risultato di una serie di fattori infettivi, ambientali e gestionali. Ecco un riassunto delle principali cause:

Le cause delle malattie respiratorie nei vitelli – Dallo studio degli agenti infettivi, come virus e batteri, ai fattori ambientali che possono danneggiare i polmoni. Le conseguenze a lungo termine, in che modo le polmoniti nei neonati influenzano la funzionalità respiratoria delle vacche adulte, aumentando lo stress da caldo. L’impatto economico, statistiche sulla diminuzione della produzione di latte e sui costi sanitari più elevati legati a forme respiratorie trascurate. Strategie preventive. Dalla gestione dei vitelli al raffrescamento estivo, per tutelare la salute respiratoria e la produttività del bestiame.

  1. Agenti infettivi Virus: – Virus respiratorio sinciziale bovino (BRSV): Questo virus può causare infezioni gravi, spesso accompagnate da complicazioni batteriche. – Coronavirus (BoCV), Parainfluenza 3 (PI3), IBR (Rinotracheite infettiva bovina) e BVD (Diarrea virale bovina): Questi virus indeboliscono le difese immunitarie, rendendo più probabile l’insorgere di infezioni secondarie. – Adenovirus: Anche se meno comune, è associato a episodi respiratori acuti. Batteri: – Pasteurella multocida, Mannheimia haemolytica e Histophilus somni: Questi batteri possono causare polmoniti acute o croniche, spesso in combinazione con virus. – Mycoplasma bovis: Questo batterio è responsabile di infezioni persistenti che danneggiano il tessuto polmonare.

  2. Fattori ambientali e gestionali – Condizioni igieniche inadeguate: Ambienti umidi, scarsa ventilazione o esposizione a correnti d’aria aumentano il rischio di malattie. – Sovraffollamento: Riduce lo spazio vitale (meno di 3 m² per capo) e facilita la diffusione dei patogeni. – Stress post-svezzamento o durante il trasporto: Questi fattori possono alterare l’equilibrio immunitario, favorendo l’attivazione di patobionti (batteri normalmente presenti come commensali). – Alimentazione inadeguata: Transizioni brusche da latte a foraggio grezzo o l’uso di latte non pastorizzato possono compromettere la salute intestinale e respiratoria.

  3. Immunità insufficiente Colostratura inefficace: Un trasferimento inadeguato di anticorpi materni rende i vitelli vulnerabili nelle prime settimane di vita. Calo dell’immunità passiva: La protezione fornita dal colostro si esaurisce entro 3 settimane per alcuni virus (come il BRSV), lasciando i vitelli esposti a infezioni fino a 2-3 mesi. Malattie pregresse: I vitelli che soffrono di enteriti (ad esempio, da Rotavirus o Escherichia coli) hanno il 50% in più di probabilità di sviluppare patologie respiratorie.

  4. Fattori genetici e strutturali Predisposizione razziale: I vitelli di razza Bruna e Frisona sono più suscettibili rispetto ai Jersey. Anatomia polmonare: I bovini hanno polmoni relativamente piccoli rispetto alla loro massa corporea, il che li rende intrinsecamente vulnerabili a disturbi respiratori.

  5. Complicanze secondarie Infezioni miste: L’interazione tra virus e batteri (come BRSV e Pasteurella) aggrava le lesioni polmonari e riduce l’efficacia delle terapie. Resistenza agli antibiotici: L’uso improprio di antimicrobici in profilassi favorisce lo sviluppo di ceppi batterici resistenti. Prevenzione e controllo. Per ridurre l’incidenza, è fondamentale: Assicurare una colostratura ottimale (in termini di quantità, qualità e tempistica). Utilizzare vaccini specifici (ad esempio, intranasali per BRSV) in collaborazione con il veterinario. Migliorare la gestione ambientale (ventilazione, spazio, igiene). Monitorare i vitelli con strumenti come l’ecografia polmonare o sistemi di punteggio clinico.

Sì, le patologie respiratorie pregresse nei vitelli possono avere un impatto negativo sulla capacità respiratoria delle vacche adulte, specialmente durante i periodi di stress termico estivo.

Ecco come e perché:

  1. Danni polmonari cronici da malattie neonatali Fibrosi polmonare: Infezioni gravi causate da Mycoplasma bovis, BRSV o Mannheimia haemolytica possono lasciare cicatrici nel tessuto polmonare, riducendo l’elasticità degli alveoli e la capacità di scambio gassoso. Adesioni pleuriche: Polmoniti trascurate possono portare a aderenze tra polmone e pleura, limitando l’espansione toracica durante l’iperventilazione.

  2. Ridotta tolleranza allo stress da caldo Iperventilazione inefficace: Una vacca con danni respiratori pregressi ha difficoltà a dissipare il calore aumentando la frequenza respiratoria (“respingo”), poiché i polmoni non riescono a ossigenare il sangue in modo ottimale. Acidosi respiratoria secondaria: Se l’animale non riesce a eliminare sufficiente CO₂ (a causa della ridotta funzionalità polmonare), l’acidosi metabolica già indotta dal caldo si aggrava.

  3. Maggiore suscettibilità a recidive Riattivazione di patobionti: Batteri come Pasteurella o Mycoplasma, che possono rimanere latenti, possono riprodursi sotto stress termico, causando nuove polmoniti. Immunodepressione: Il caldo compromette l’efficacia delle difese immunitarie, rendendo più facili le infezioni opportunistiche.

  4. Impatto produttivo ed economico Calo della produzione lattea: La minore ossigenazione del sangue porta a una riduzione della sintesi del latte. Maggiore rischio di dismetabolie: Condizioni come chetosi o ipocalcemia sono più comuni nelle vacche con dispnea cronica. Strategie di mitigazione Raffrescamento attivo: Utilizzare ventilazione, docce e ombreggiatura per ridurre la necessità di iperventilazione.

Monitoraggio respiratorio: È importante auscultare regolarmente le vacche che hanno una storia di patologie neonatali. Integrazione con antiossidanti: L’uso di selenio e vitamina E può aiutare a mantenere la funzionalità polmonare. Evitare lavori stressanti durante le ore più calde (come spostamenti o mungitura ritardata). Conclusione: I danni polmonari nei vitelli possono ridurre la loro resilienza respiratoria da adulti, aggravando gli effetti dello stress termico. Una gestione preventiva fin dalle prime fasi di vita è fondamentale per garantire la salute a lungo termine del bestiame.

Sì, le patologie respiratorie, anche quelle pregresse o subcliniche, possono avere un impatto negativo sulla respirazione estiva di una vacca adulta, specialmente durante i periodi di stress da caldo. In queste situazioni, l’animale tende a iperventilare per cercare di disperdere il calore in eccesso.

Perché succede? Quando la vacca è sotto stress termico, cerca di: Aumentare la frequenza respiratoria per perdere calore attraverso l’evaporazione nei polmoni, un po’ come se stesse “sudando” attraverso la respirazione. Questo porta a un maggiore sforzo respiratorio e a una richiesta di ossigeno più elevata. Se la vacca ha già avuto o ha attualmente una patologia respiratoria, ecco cosa può accadere:

Effetti delle patologie respiratorie sulla respirazione estiva.

Effetti delle patologie respiratorie su respirazione estiva

Ridotta capacità di ventilazione

Polmoniti, fibrosi o danni alle vie aeree riducono la funzionalità alveolare.

Scambio gassoso compromesso

Aumenta il rischio di ipossia e acidosi metabolica/respiratoria.

Iperventilazione inefficace

L’aumento degli atti respiratori non porta beneficio reale, ma aumenta il consumo energetico.

Fatica respiratoria e stress metabolico

L’animale si stanca rapidamente → peggioramento della produzione e del benessere.

Rischio di recidive o peggioramento

Il caldo abbassa le difese immunitarie → possibile riattivazione di infezioni respiratorie subcliniche.

Conseguenza ridotta capacità di ventilazione Polmoniti, fibrosi o danni alle vie aeree possono compromettere la funzionalità alveolare. Scambio gassoso compromesso. Aumenta il rischio di ipossia e acidosi metabolica o respiratoria. Iperventilazione inefficace L’aumento della frequenza respiratoria non porta a reali benefici, ma aumenta il consumo energetico. Fatica respiratoria e stress metabolico. L’animale si stanca rapidamente, il che porta a un peggioramento della produzione e del benessere. Rischio di recidive o peggioramento. Il caldo può abbassare le difese immunitarie, riattivando possibili infezioni respiratorie subcliniche.

Esempi clinici reali. Una vacca con fibrosi polmonare post-BRD da giovane ha meno superficie utile per lo scambio di gas, e già a 25°C può andare in difficoltà respiratoria. Gli animali con Mycoplasma bovis cronico possono sviluppare dispnea e rantoli evidenti durante l’estate, portando a una diminuzione dell’assunzione di cibo e della produzione. Se è presente pleurite, anche cicatriziale, il respiro diventa costoso e doloroso, aggravando lo stress.

È importante valutare la storia clinica dei soggetti a rischio prima dell’arrivo del caldo.

Assicurati di migliorare la ventilazione e il raffrescamento estivo per tutti gli animali, ma fai particolare attenzione a quelli più vulnerabili.

In caso di THI elevato, considera l’uso di antinfiammatori e integratori per i soggetti con precedenti problemi respiratori.

Non dimenticare di monitorare la frequenza respiratoria: se supera i 70 atti al minuto, è già un campanello d’allarme.

In generale, le patologie respiratorie neonatali nei vitelli raramente sono letali per se stesse, ma rappresentano un problema critico non solo per la morbilità nei primi mesi di vita, ma anche per le ripercussioni a lungo termine sulla salute e la produttività delle vacche adulte. Anche in casi in cui non si verifichi alcuna mortalità, la polmonite trascurata può lasciare danni permanenti al tessuto polmonare, riducendo quindi la capacità respiratoria dell’animale e rendendolo più vulnerabile alle condizioni di stress, come l’afa estiva. Durante i periodi di abbondante calore, le bovine aumentano la loro frequenza respiratoria per disperdere il calore in eccesso. Può essere interpretato come una forma di termoregolazione attraverso l’iperventilazione, ma se i polmoni sono danneggiati il meccanismo sarà sicuramente meno efficiente. In questo caso si verifica un’ipossia e un’acidosi metabolica, che porta a un affaticamento ulteriore. In definitiva, ciò si traduce in un declino produttivo, inclusa una diminuita produzione di latte e un peggioramento della fertilità.

Inoltre, uno studio di VanDerHaar et al., 2021 Journal of Dairy Science dimostra che i vitelli affetti da polmoniti neonatali gravi presentano una riduzione del 10-15% della produzione di latte come adulti rispetto ai sani, con perdite economiche fino a €600-900 per capo durante una lattazione.

Di conseguenza, non solo il benessere animale senza stress nel primo periodo dopo la nascita, ma anche per l’economia dell’allevamento richiede diagnosi e trattamento tempestivi delle malattie respiratorie, nonché misure preventive per ridurre gli effetti dello stress tematico. 

P.Mauro 348 355 99 38
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